Ferrovia Circumetnea Adrano
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È un comune di circa 37.000 abitanti della città metropolitana di Catania.
Adrano, situato sull’antichissima rocca basaltica sovrastante la valle del Simeto, a 550 m slm, dista appena 30 km da Catania. La città, nel tempo, ha assunto diverse denominazioni (Adranos, Adernio, Adarnu, Adernò), fino all’attuale Adrano, autorizzato con Regio Decreto n. 1355 del 27 giugno 1929.
Nella fertilissima valle del Simeto, intorno al IX sec. a.C. nacque uno dei centri Siculi più importanti della Sicilia, la città del Mendolito. L’abitato fu conquistato da Dionisio di Siracusa nella seconda metà del V sec. a.C. e rifondato a pochi chilometri, su un’altura sovrastante il corso del fiume. La città di Adrano ha origine da questo abitato e il suo nome deriva dal dio che si adorava, Adranos, il cui tempio era “custodito da mille cani che festosi accoglievano i visitatori e benevolmente accompagnavano gli ubriachi alle proprie dimore”.
Adrano ebbe il suo massimo splendore nel periodo di Timoleonte che nel 344 a.C., durante la battaglia di Adrano, conseguì la vittoria sul tiranno Iceta. Dopo questa battaglia, Timoleonte istituì ovunque in Sicilia, Adrano compreso, dei governi democratici, favorendo un periodo di pace e di prosperità economica. Nel 263 a.C. la città fu conquistata dall’impero romano ed inclusa, in seguito, tra le civitates stipendiariae, tra quei centri della Sicilia costretti a versare un tributo a Roma. Durante il periodo delle invasioni barbariche e ancora durante il dominio bizantino fu sottoposta a frequenti saccheggi.
La ripresa inizia verso la metà del X secolo con la venuta dei Saraceni che trovano nel territorio di Adrano condizioni ottimali per le loro tecniche agrarie fortemente innovative, basate soprattutto sull’uso sistematico delle acque irrigue. La comunità adranita era costituita da abili agricoltori ed artigiani, specie nell’arte della seta e della concia delle pelli. Dopo i Saraceni, sono i Normanni a conquistare Adrano nel 1075.
Ruggero d’Altavilla istituì la contea di Adernione come quella di Paternione, con gli annessi privilegi feudali per i loro Signori, con legami patrimoniali consistenti; in questi anni si ultimarono le costruzioni dei Castelli di Adrano e Paternò. Abbastanza esteso fu il territorio della contea adornese in età Normanna, annoverando località con terreni molto fertili e abbondante pascolo. Secondo lo storico Rocco Pirro, il conte Ruggero donò Adrano alla nipote Adelicia, alla quale si deve la costruzione di numerose chiese e la fondazione del monastero di Santa Lucia.
Sotto il dominio svevo ed angioino il casale si ridusse ad un misero abitato in balia dei peggiori predatori. Il numero degli abitanti passò da mille a circa trecento. Dalla fine del Duecento alla fine del Seicento, Adrano fu centro politico, religioso, amministrativo di una vasta contea, governato prima dagli Sclafani e poi dai Moncada che regnarono dal 1412 al 1515. Giovanni Tommaso Moncada, conte di Adrano, restaurò il Castello facendolo circondare da un bastione. Ebbe grande impulso anche l’edilizia religiosa: fu ingrandita la chiesa di S. Maria Assunta, si diede inizio alla costruzione del monastero di S. Lucia Nuova, si fondò la chiesa della Catena. La città adesso toccava i seimila abitanti.
Anche i successivi secoli XVIII e XIX si caratterizzano soprattutto per una serie di opere pubbliche e di interventi urbanistici con l’ampliamento di molte chiese e la costruzione del teatro “Vincenzo Bellini”.
A questo periodo sono legate le grandiose opere di bonifica di molti terreni improduttivi sia a valle che a monte del territorio, l’ammodernamento dell’agricoltura che diviene sempre più specialistica, la costruzione del Ponte Biscari e di molti mulini ad acqua, di molte strade dentro e fuori il centro abitato.
Ricchissimo di beni archeologici, storico-artistici e naturalistici, Adrano è stato riconosciuto con il decreto n. 1430 dell’1 giugno 2010 dell’Assessorato Attività Produttive “Comune ad economia prevalentemente turistica e città d’arte”.
“La Diavolata e Angelicata” rappresentazione del dramma storico- religioso che si svolge la Domenica di Pasqua.
La sacra rappresentazione della Diavolata conosciuta nel passato con il nome de “I Diavulazzi I Pasqua” scritta da Anselmo Laudani, sacerdote adranita nel 1752, è espressione unica della drammaturgia sacra popolare siciliana. Rappresentata da oltre 250 anni da “attori”dilettanti locali simboleggia, in forma allegorica, l’eterna lotta tra il Bene e il Male, tra Cristo Risorto e Belzebùb. Nell’ Angelicata Maria, fra un coro di Angeli e Santi, incontra il Figlio Risorto, il quale la proclama Regina del Cielo.
Con decreto dell’Assessorato regionale del 21/02/2013 la Diavolata e l’Angelicata sono state iscritte nel “Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia” nell’ambito dello specifico “ Libro delle Celebrazioni”, lista d’eccellenza istituita con D.A. n. 77 del 26 luglio 2005, dall’Assessorato Regionale Beni Culturali.
“Volata dell’Angelo”
Molto rappresentativa nella giornata del 3 agosto è la simbolica “Volata dell’Angelo”. Verso le 20 di sera in Piazza Umberto alla presenza di una moltitudine di popolo, un fanciullo vestito da Angelo, viene sospeso lungo un filo d’acciaio, all’altezza di dodici metri, legato da un lato al Palazzo Bianchi e dall’altro alla Chiesa Madre. Il bambino, tirato a mano, giunto in prossimità del fercolo del Santo viene fermato e abbassato fino all’altezza del Santo Nicolò e recita l’ode sacra. Con decreto dell’Assessorato regionale del 21/02/2013 la “Volata dell’Angelo” è stata iscritta nel “Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia” nell’ambito dello specifico “Libro delle Celebrazioni”, lista d’eccellenza istituita con D.A. n. 77 del 26 luglio 2005, dall’Assessorato Regionale Beni Culturali.
Mese della Cultura ( Maggio) Conferenze – Mostre- Concerti musicali – Visite Guidate
Eventi Natalizi (Mercatini – Concerti)
Rassegna Teatrale (Dicembre – Aprile)
Non sono presenti Attrazioni accessibili ai disabili in questo Comune.