Ferrovia Circumetnea Biancavilla
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È un comune di 24.000 abitanti della città metropolitana di Catania.
Dopo l’invasione turca dell’Albania (1478) furono in molti a lasciare il paese balcanico. Tra essi, alcune famiglie guidate dal capitano Cesare Masi preferirono emigrare anzichè sottostare al dominio ottomano. Questo piccolo gruppo, portando con sè un’icona della Madonna dal volto bruno, un reliquario d’argento, una reliquia di S. Zenone, una croce di legno e una campana, giunsero in Sicilia facendo tappa in un terreno detto “Callicari” o “Pojo Rosso”. Qui, come vuole la tradizione, il prezioso quadro della Madonna fu appeso ad un fico. L’indomani, però, sul punto di ripartire, trovarono i rami dell’albero attorcigliati intorno all’icona tanto da non poterla staccare senza doverli recidere. Supposero, pertanto, che la Madonna desiderasse si stabilissero in quel luogo. Sorse, così, Biancavilla che ottenne il privilegio di fondazione nel 1488 dal conte Moncada, il feudatario. A seguito dei privilegi di quell’anno, le prime abitazioni si svilupparono attorno all’attuale Chiesa Madre.
Il paese ebbe diverse denominazioni finchè non assunse il nome attuale. Queste indicazioni risultano comprovate da documenti storici: Tommaso Moncada, nel privilegio del 1488, accenna a “greci abitatori infra lu territorio nuncupato di Callicari o Pojo Rosso”. Successivamente, nei documenti ufficiali troviamo anche il nome di “Casalis Callicaris”, “Universitàs ruris Callicaris”, nonché “Casale dei Greci”, “Albaevilla”, e per ultimo Biancavilla. Secondo la tradizione, quest’ultimo toponimo fu attribuito dal Conte Francesco Moncada per onorare la Regina Bianca di Navarra la quale, il 21 maggio 1402, avendo sposato Martino il Giovane, aveva avuto in dote il territorio di Paternò al quale apparteneva. Biancavilla fu risparmiata dalla lave dell’Etna del 1669 ed ebbe pochi danni a seguito del terremoto del 1693. Ciò comportò in pochi decenni un grande impulso demografico per l’affluenza delle popolazioni dei paesi vicini. Fu in tale periodo che la comunità greca scomparve definitivamente, insieme agli usi, ai costumi e alla lingua. All’aumento della popolazione corrispose uno sviluppo urbano da attribire alle famiglie più facoltose del tempo che qualificarono l’attuale centro storico con i loro sontuosi palazzi e patrocinarono la fondazione di numerose chiese dove è concentrato il patrimonio artistico locale.
L’Ottocento fu il secolo dei grandi avvenimenti. Si sviluppò il commercio, la coltivazione del cotone e l’allevamento dei bachi da seta e delle api per la produzione della cera e del miele; si crearono concerie di pellame e botteghe per la tessitura e la colorazione dei panni; Salvatore Portal (1789-1854) creò uno tra i più rinomati orti botanici della Sicilia; Michelangelo Greco (1775-1849) scrisse la prima storia di Biancavilla; parte della popolazione, insieme allo scrittore e filosofo Rosario Castro (1783-1851), prese parte a tutti i moti rivoluzionari e antiborbonici dal 1820 al 1860.
Gli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento furono segnati dalla figura politica del sindaco Alfio Bruno (1865-1930) meritevole, tra l’altro, di aver commissionato all’architetto milanese Carlo Sada diverse opere pubbliche.
Il territorio collinare ha una superficie costituita da piccoli vulcani estinti che hanno determinato la formazione di diverse grotte laviche, molto interessanti dal punto di vista geologico. Sulle antiche lave, durante i secoli si sono sviluppate varie colture, soprattutto agrumeti, vigneti, mandorleti, ficodindieti e uliveti.
A valle del territorio comunale esistono cinque mulini (ormai ridotti a ruderi) utilizzati fino alla prima metà del XIX secolo per macinare il grano e soprattutto i legumi con la cui farina, in tempi di carestia, si formava la “frascatula”, un tipo di polenta siciliana. Di questi mulini sono intatti e visibili gli acquedotti, in lingua siciliana saje, sovrastanti gli archi che adducevano forzatamente l’acqua verso gli ingranaggi in grado di far muovere le pale. A partire dal più alto in quota, erano i mulini di Rollo, della Fontanavecchia, dello Spasimo, di Mezzo e Ultimo o di Ciappe.
Le tradizioni gastronomiche locali tramandano la preparazione delle conserve (sott’olio e sott’aceto) e dei prodotti di pasticceria e gastronomia; tra di essi figurano lo scumuni, il gelato tradizionale di cioccolato e zabaione, le granite artigianali, il bersagliere, un biscotto ricoperto di cioccolato, le paste di mandorla, i cannoli, la scacciata con tuma ed i mastazzoli, dolci a base di ficodindia dell’Etna.
Il giorno di San Martino si spilla il vino novello prodotto nelle contrade a nord del centro abitato, lavorato ancora nei secolari palmenti e maturato in antiche botti di rovere e di castagno. La prima degustazione avviene in boccali di terracotta, accompagnata da biscotti secchi.
Gli affreschi di Giuseppe Tamo da Brescia
L’artista nacque in Sicilia intorno al 1686, ma in tenera età si trasferì in una bottega bresciana in cui apprese i primi rudimenti del mestiere ed il proprio nomignolo referenziale. Dopo alcuni anni fece ritorno nella sua terra natia poiché espulso dal Regno Veneto. Lo troviamo attivo nel 1721 quando, nelle vesti di aiutante del maestro Giuseppe Cortesi, dipinse la sagrestia del convento di San Francesco di Naro (AG). Qui si presume entrò in contatto con il mecenate biancavillese frate Francesco Rametta, allora visitatore Generale dei Conventi di Sicilia, che lo convinse a seguirlo a Biancavilla dove giunse probabilmente l’anno successivo. Iniziò subito a dipingere la parete dell’altare maggiore della chiesa di San Francesco e la tela della Madonna degli Angeli con S. Francesco, S. Antonio e S. Chiara. Sulla volta del coro dipinse Il Re David, mentre sulla volta l’Immacolata con la SS. Trinità e L’apoteosi di S. Francesco. Ai lati, invece, è La Madonna del Carmine con il volto coperto da un velo verde-cupo e il manto azzurro.
La buona riuscita dell’opera e la netta lungimiranza dei mecenati di allora, portarono il Tamo a nuove commissioni. Nel 1722 iniziò verosimilmente i lavori commissionati per la cappella di San Placido, mentre nel 1723 era già nella chiesa di Santa Maria Annunziata. Sempre nella cappella si trova la tela di San Zenone con S. Filippo Neri, S. Francesco d’Assisi e la Madonna dell’Elemosina sostenuta da due angeli, commissionatagli da un’importante famiglia biancavillese.
Completato questo vasto ciclo pittorico, nel 1725 iniziò ad affrescare il chiostro del convento di San Francesco con 32 lunette raffiguranti la vita del santo, di martiri e beati e nell’ottobre dello stesso anno dovette spostarsi nella chiesa di Santa Maria della Mercede dove il marchese Puglisi gli commissionò la grandiosa opera di affrescare interamente la chiesa. L’artista morì prematuramente il 27 dicembre del 1731 e venne sepolto nella cappella presso la chiesa di Santa Maria Annunziata.
Il Comune ha creato un percorso per guidare il turista tra le principali chiese che custodiscono le sue opere.
EVENTI ANNUALI
FEBBRAIO (14): festa di S. Zenone.
PASQUA: Via Crucis vivente (Domenica delle Palme); processione de I cruciddi, visita notturna ai sepolcri delle chiese cittadine (Giovedì Santo); processione dell’Addolorata (mattina); “discesa dalla croce” (pomeriggio) e processione serale dei Tri Misteri, otto scene della passione portate a spalla dalle confraternite cittadine (Venerdì Santo); Veglia Pasquale in Chiesa Madre e “Cascata dâ tila” nella chiesa dell’Annunziata (Sabato Santo); “giro dei santi”, “ballata” e processione “della pace” (Domenica di Pasqua).
LUGLIO-AGOSTO: spettacoli ed eventi vari.
AGOSTO (ultima domenica): festa estiva di Maria SS. dell’Elemosina.
OTTOBRE (4): festa di Maria SS. dell’Elemosina.
OTTOBRE (5 e 6): festa di San Placido.
NATALE: novene e canti tradizionali.
Non sono presenti Attrazioni accessibili ai disabili in questo Comune.