È un comune di circa 39.000 abitanti della città metropolitana di Catania.
LA STORIA
Situata nella Sicilia centrale, al centro del territorio Calatino, è famosa per la produzione della ceramica, attività sviluppatasi nei secoli a partire dai tempi degli antichi Greci. Dopo un passato glorioso che la vide per oltre due millenni roccaforte privilegiata per Bizantini, Arabi, Genovesi e Normanni, che controllavano le due Piane (quella di Catania e quella di Gela), oggi Caltagirone vive un periodo di rinnovato sviluppo, grazie principalmente a due grandi risorse: la tradizionale produzione della ceramica e il turismo.
Ricca di chiese, pregevoli palazzi e ville settecentesche, per l’eccezionale valore del suo patrimonio monumentale il suo centro storico è stato insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO nel 2002, insieme con il Val di Noto.
La città sorge a 611 metri su una cima dei Monti Erei che dal centro della Sicilia si sviluppano verso sud-est, saldandosi con gli Iblei.
Il popolamento del territorio ha origine nella notte dei tempi e dura, senza soluzione di continuità, dal neolitico ai nostri giorni, favorito da una posizione geografica di eccezionale importanza, dalla feracità dei suoli, dalla relativa abbondanza di acqua e di boschi, dalla presenza di imponenti banchi di argilla sfruttati da sempre per la produzione della ancor oggi celeberrima ceramica. Nelle sue varie stratificazioni, il territorio di Caltagirone è così diventato un immenso giacimento archeologico dove è possibile cogliere le testimonianze di tutte le civiltà che si sono succedute nell’arco di oltre 7 millenni. Basti dire che nei circa 400 kmq del territorio comunale sono presenti almeno venti siti che rivelano consistenti tracce preistoriche, quattro città di età greca arcaica, di cui due continuano la loro vita in età ellenistica e romana, un castello ellenistico, almeno tre grandi fattorie romane, tre villaggi bizantini, dei casali arabi. Assai numerosi sono i reperti litici, metallici e soprattutto ceramici, che provengono dalle zone archeologiche calatine, molti dei quali hanno un eccezionale valore documentario; non tutti, però, hanno trovato posto nei Musei calatini e sono confluiti nei Musei di Siracusa, Agrigento e Palermo. Nel territorio sono state rinvenute anche monete greche e sicule, oltre al ricco materiale ceramico e metallico che oggi si trova conservato presso il Museo Archeologico di Siracusa, i Musei Civici e il Museo della Ceramica di Caltagirone. Testimonianze monumentali della remota presenza umana nella zona sono soprattutto le necropoli preistoriche della Rocca, della Montagna, del Salvatorello, delle Pille e gli abitati siculo-greci di S. Mauro, Altobrando e Piano Casazze. Più rari i reperti che attestano la dominazione romana, bizantina e saracena. Dopo i Normanni, anche Caltagirone subì la dominazione Sveva e Angioina e successivamente le sue condizioni migliorarono grazie ai privilegi ottenuti dai re aragonesi e particolarmente da Carlo V.
Nel 1542 un terremoto sconvolse buona parte della città, ma fu quello dell’ 11 gennaio 1693 a produrre gravissimi danni all’abitato: crollarono chiese e conventi sontuosi e magnifici monumenti di cui la città si era adornata nei secoli precedenti. L’enfatizzazione del sapiente gioco delle prospettive e degli affacci, ampiamente utilizzato dagli architetti della ricostruzione, diede luogo all’attuale aspetto barocco della città, di monumentale e suggestiva scenografia. Le principali arterie del centro storico, pur nella loro tortuosità, danno l’idea del tracciato di una grande croce che, del resto, è contenuta nello stemma della città e i monumenti più significativi si trovano lungo queste arterie.
Nella prima metà del Novecento Caltagirone fu simbolo del popolarismo italiano di don Luigi Sturzo e del movimento anti fascista.
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