Sais Autolinee Caltavuturo
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Caltavuturo, ossia, un rapace appollaiato su uno sperone di roccia. Qui troviamo una delle possibili origini del nome, ossia “Rocca dell’avvoltoio”, dall’unione della parola araba calaat (rocca) e da quella siciliana vuturu (avvoltoio). Oppure, deriva dal ricordo di Kalaat-abitur, vale a dire “castello di Abi Tur”, con riferimento al condottiero saraceno che combatté una sanguinosa battaglia durante la conquista della Sicilia? I 650 metri sul livello del mare, con la sua vocazione di “guardia del territorio”, ha visto passare i Normanni, gli Svevi, e poi la famiglia Ventimiglia, cui succedettero varie famiglie sino al XVI secolo. Nel 1550, alcuni degli abitanti si trasferirono fuori dalla cinta muraria, sotto il terrazzo roccioso della “Terravecchia”, sede del nucleo originario.
Vicende di orgoglio e determinazione, in una terra aspra che richiede dedizione e fatica, ma che ripaga con frutti meravigliosi. La maestria dei costruttori unita alla fede ci regalano le preziose testimonianze del passato. Ecco la Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo, in stile neoclassico, che conserva opere di rilevanza artistica. il tabernacolo marmoreo di scuola Gaginiana del XVI secolo; la tela raffigurante l’Adorazione dei Magi di scuola fiamminga del XVI secolo; una statua marmorea della Madonna con il Bambino (la “Madonna della Neve”). Ecco, poi, la Chiesa di San Giovanni Battista (o “del Collegio”): nota già dal 1433 documenta la presenza degli agostiniani. Ammiriamo la statua lignea della Madonna del Soccorso, del 1880, ed il quadro delle anime del Purgatorio, da cui ebbe origine la Confraternita della buona morte o Compagnia delle anime Sante del Purgatorio. La Chiesa di Santa Maria di Gesù o “del Convento”, ricorda la presenza dei frati minori Riformati di San Francesco, che lì vissero fino al 1860. Oggi, l’ex insediamento monastico ospita il museo civico “Don Giuseppe Guarnieri”: troviamo una sezione archeologica con le testimonianze che partono dalla Preistoria; una sala conferenza e sale espositive con annessa Pinacoteca. Ma ammiriamo anche tesori artistici: il quadro della “visita della SS. Vergine alla cugina Elisabetta”, della metà del XVII secolo; un pregevolissimo crocifisso ligneo scolpito da frate Umile Pintorno da Petralia. Entrando nella Chiesa di Santa Maria la Nova o “la Badìa”, ecco le ricche decorazioni in stucco di epoca settecentesca, che celebrano la donna, per poi ammirare la statua in marmo della Madonna delle Grazie con il Bambino in posizione di allattamento.
L’incontro tra fede e storia ci porta a Terravecchia: ecco i ruderi del castello normanno, la chiesa di S. Bartolomeo, che con il suo campanile e l’ampia pinnata dominava il sito; i “Dammusi”, cioè grandi ambienti seminterrati adibiti probabilmente a magazzini e aree lavorative. Da qui, arriviamo alla Chiesa del Casale, edificata intorno al 1200, rimangono solo la zona absidale ed il tracciato di un muro perimetrale. Il territorio ci invita alla scoperta dell’antico quartiere de “I Mannari”: ovili costruiti con pietre a secco che testimoniano la millenaria attività pastorale del Mediterraneo. E poi, le escursioni alle Gole di Gazzara, con i resti di due antichi mulini ad acqua, per praticare l’arrampicata sportiva sulle circa 50 piste sul fronte roccioso di Cozzo Rosso. Oppure, la visita alla Rocca di Sciara, con l’opportunità di escursioni geologiche e arrampicate sportive per esperti. Ed è solo un assaggio…
Via Giovanni Falcone, 41, 90022 Caltavuturo PA
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