È un comune di circa 24.000 abitanti della provincia di Siracusa. È il primo comune siciliano e il quarto italiano per estensione territoriale (550 km²).
LA STORIA
Gioiello assoluto del barocco siciliano, nel 2002 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO, insieme con le altre località barocche del Val di Noto.
La città sorge arroccata su un altopiano che domina la Valle dell’Asinaro e deve la propria fortuna al tragico terremoto che nel 1693 portò distruzione e morte nella Sicilia orientale; fu, infatti, nelle fasi di costruzione di un nuovo centro urbano che assunse le caratteristiche della città barocca celebre in tutto il mondo.
Prima del sisma che la rase al suolo, sorgeva sul monte Alveria a circa 10 km di distanza dal sito attuale, ed era un centro di rilevante importanza. Municipium sotto il dominio dei Romani, Capovalle dalla dominazione araba in poi e fregiata del titolo di civitas ingegnosa da Ferdinando il Cattolico, fu uno dei principali centri culturali, militari ed economici della Sicilia sud-orientale fra il XIV e il XVI secolo.
Noto Antica è tutt’ora visitabile: un’area ricchissima di informazioni che ricoprono un arco temporale che va dall’epoca preistorica fino al 1693, anno del disastro, quand’era all’apice del suo splendore. Un impianto medievale dove ancora si possono ammirare monumenti di grande rilevanza storica, come l’Eremo di Santa Maria della Provvidenza, il Castello Reale, edificato nel 1091 ed ampliato dal duca Pietro D’Aragona nel 1430, e tratti delle imponenti mura di cinta che fortificavano il centro urbano.
La città fu ricostruita più a valle, in un luogo più comodo che permise l’applicazione di un impianto urbano semplice, con strade parallele ed ampie in linea con il nuovo gusto barocco. Per risorgere presto e bene furono chiamati tecnici di grande rilievo in quel periodo: l’ingegnere militare olandese Carlos de Grunenbergh, il matematico netino Giovanni Battista Landolina, il gesuita fra’ Angelo Italia e l’architetto militare Giuseppe Formenti. Ma, oltre al piano urbanistico in sè, venne molto curato anche l’aspetto architettonico. Fu per questo motivo che da tutta la Sicilia arrivarono capi mastri e scalpellini che, sotto le direttive degli abili architetti Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra e Antonio Mazza, crearono il centro storico di Noto così come oggi appare.
Le tre strade più importanti corrono da est a ovest in modo che il sole le illumini sempre. Qui si stabilirono i tre principali ceti sociali: nella prima strada la nobiltà, in quella centrale il clero, nell’ultima il popolo. Tutt’intorno si svilupparono i quartieri popolari Agliastrello, Mannarazze, Macchina Ghiaccio e Carmine caratterizzati dagli stretti, tortuosi e spesso labirintici vicoli che contraddistinguono i borghi medievali.
La città fu progettata come se fosse una scenografia, truccando la prospettiva, giocando con le linee e le curvature delle facciate, con le decorazioni delle mensole, i riccioli e le volute, i putti, i balconi dei parapetti in ferro battuto.