Scillato

Scillato, il paese dell’acqua e dei mulini, porta del Parco delle Madonie. Tante definizioni che raccontano, dal proprio punto di vista, Storia e tradizioni del paese. Tra le pieghe della Storia, dove mito e realtà si fondono, troviamo i primi accenni al borgo: a pochi chilometri da Scillato, sopra un pizzo denominato “Monte Sant’Angelo”, i ruderi di una stazione dell’epoca Greco-Romana, con il ritrovamento di monete del periodo Romano, un piatto d’argento, vasi in creta bianca, condotte in terracotta, anfore, ciotole, indicano la presenza di insediamento abitato. Le citazioni storiche di Cicerone sugli Iciliensi e di Diodoro Siculo sugli Ankilii, accanto agli accenni di una cittadina fondata da una colonia di Ateniesi, che la chiamarono Scillezia o Scilluzia, nome proprio della Dea Minerva. Un documento risalente al XVII secolo testualmente fa riferimento a Papa Gregorio che mandò molti Vescovi in Sicilia, fra gli altri un naturale di Caltavuturo di nome Exillarato e lo fece vescovo di Termini, il quale possedeva un tenimento di terre vicino ad un gran Golfo di acque, lungi tre miglia da Caltavuturo e così presero dette terre ed acqua il nome di detto Vescovo, e si chiamarono “Terre e Golfo di Xillato”. Ma qui, torniamo al mito: nessuna notizia si ha di un tal Vescovo! Tra le pergamene della Chiesa Cefaludense, conservate presso l’archivio di Stato di Palermo, si trova una concessione fatta da Adelasia nipote di Re Ruggero alla chiesa di Cefalú di un mulino presso Scillato, luogo legato all’abbondanza d’acqua provenienti dalle sue sorgenti. Acqua che venne sfruttata per la realizzazione di numerosi mulini, intorno ai quali si andò sviluppando il centro abitato. Dal 1400 al 1500, la Storia racconta che il possesso della Contea è un susseguirsi di Signori, mentre sorgono i primi laboratori artigianali e industriali nella Contea. I molini servivano per la produzione del grano, della farina e della semola, mentre nella Qualchiera si effettuava la lavorazione della lana prodotta dalla locale pastorizia, la confezione di corde, stuoie e la trasformazione delle “Zabbare”, pianta endemica locale.
I 13 mulini, realizzati tra il 1156 e il 1800, per lo più diruti o inglobati in altre costruzioni, grazie al suggestivo “itinerario delle acque e dei mulini”, sono tornati a raccontare la Storia di Scillato e a caratterizzarne il territorio. Tra i meglio conservati, ecco il mulino “dell’Asiniddaru” (che conserva non solo gli ambienti, ma anche alcuni degli elementi del meccanismo); il mulino “Paraturi”, l’unico che venne utilizzato per la realizzazione di tessuti e la lavorazione della zabbara (oggi Museo dell’acqua); il mulino “Rasu”, l’ultimo a cessare l’attività di macinatura del grano, negli anni Sessanta. E l’acqua diventa protagonista al “Museo dell’Acqua”: percorso didattico che racconta l’acqua e il suo ciclo attraverso dei pannelli e dei plastici, invitando alla gestione del prezioso bene in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Nel racconto del territorio, ulteriori tasselli li inseriscono Chiese e costruzioni civili. La Chiesa principale è il santuario dedicato a Maria Santissima della Catena, Patrona dei doganieri e di Scillato (del XV secolo, custodisce al proprio interno una piccola, ma pregiata, statua in marmo della Vergine del medesimo periodo); ma troviamo anche la Chiesa del Baglio, realizzata nel 1717, che custodisce una preziosa Madonnina di alabastro, oggi sotto tutela della Soprintendenza Beni Culturali di Palermo. Punteggiano il territorio come sentinelle, raccontando storie di fatica e grandi risultati. Sono le masserie: la Masseria del Baglio; la Masseria Firrionello, Case Cava, Case Firrione, Case Gagliardo, Case Scannale, Case Carpinello. Invece, palazzo Cirino, risalente alla fine del 1700 ed appartenuto all’omonima famiglia, è l’unico palazzo di rilievo dell’abitato.
Una particolarità del territorio di Scillato emerge dal suolo: sono i geositi di grande rilevanza, per orografia e peculiarità geologiche. Un viaggio nella storia della terra: dalla Grotta di travertino all’Anticlinale di Monte dei Cervi, dalla Stretta di Scillato al riparo roccioso di Vallone Inferno (sito archeologico dove è stata scoperta della ceramica dipinta tricromica risalente al neolitico). E sono i reperti archeologici restituiti dalla terra a raccontarci nuovi momenti di Storia di Scillato: dal Phitos (anfora corinzia contenente i resti di un neonato ed una olpetta a corredo) di contrada Cuotila Visazza al sesterzio romano (raffigurante da un lato Alessandro Severo e sul rovescio il dio Marte con l’elmo, facendolo datare al 228 d.C.), ecco continui rimandi alle origini Greco-Romane.
Via Piersanti Mattarella, 46, 90020 Scillato PA
- 0921 663025
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