Sclafani Bagni

Sclafani Bagni

Se sulle origini antiche di Sclafani Bagni, le dispute e le ipotesi sono numerose e avvolte nelle nebbie del mito, sull’origine del toponimo Bagni c’è maggiore concordanza. Tutto partirebbe da una sorgente sita sotto il monte su cui sorge Sclafani: sgorga un’acqua salutare termo-solfo-salso-bromo-jodica. Da secoli, quanti l’hanno usata ne hanno trovato giovamento: l’assenza totale di ammoniaca, nitriti, nitrati e fosfati, dimostrano la totale assenza di inquinamento. Quest’acqua veniva convogliata alle vasche del vicino stabilimento, costruito nel 1846 a spese del Conte di Sclafani. Il 19 marzo 1851, una frana staccatasi dal monte seppellì interamente il fabbricato, che venne fatto ricostruire dal Conte. Sulle origini del nome, questa è una delle poche certezze: le proprietà benefiche delle acque erano conosciute nei tempi più antichi e la sorgente è dedicata al dio della medicina Esculapio (da cui alcuni studiosi hanno pensato derivi il nome di Sclafani) e Sclafani Bagni era famosa per i suoi impianti termali che, purtroppo, sono ormai abbandonati e in rovina.

Dalle certezze torniamo alle nebbie della Storia antica. Studiosi locali hanno fatto riferimento ad un passo di Diodoro Siculo, che parla di scontri armati avvenuti attorno al 306 a.C. tra Agatocle e Dinocrate, citando il monte Gorgium e il centro di Ambica: il primo sarebbe identificato con la montagna sopra Caltavuturo, il secondo corrisponderebbe al centro abitato di Sclafani. Da qui, la certezza che la posizione del paese, in un luogo naturalmente adatto ad essere fortificato per il controllo delle vie di penetrazione verso l’interno, fanno ipotizzare un insediamento di tipo militare anche in epoca antica. Purtroppo, mancano riscontri archeologici. Sembra un gioco a ombre e realtà, dove mito e Storia si inseguono e si susseguono senza sosta. Se l’etimologia del nome è stata anche riportata ad un ipotetico Aesculapiii Fanum (tempio di Esculapio) e al nome arabo fu ’Isqlafinah o Sqlafiah; il primo riferimento certo a Sclafani risale alla “Cronaca di Cambridge”: si cita un episodio del 938 nel quale, nel contesto delle lotte fra varie fazioni musulmane per il controllo della Sicilia, Halil (uno dei signori della guerra), ottenuti rinforzi dall’Africa, riuscì a sottomettere le rocche di Caltavuturo, Collesano e Sclafani. Una data certa, quindi? No! Alcuni labili indizi retrodatano l’origine ad una precedente fase bizantina. Con la conquista normanna (1060-1091), arriviamo al percorso storico segnato da dati sicuri: viene introdotto in Sicilia il sistema feudale, Sclafani viene assegnata inizialmente a Giordano, figlio del conte Ruggero, poi, successivamente, alla sorella di costui Matilda; alla figlia Adelasia; a Giovanni di Sclafani, a Goffredo di Montescaglioso e molti altri. Nei documenti medievali il toponimo è documentato come Scafa e Scafana/Sclafana. Ecco l’epoca normanna, quella aragonese (con il territorio punteggiato di “casali”, piccoli agglomerati rurali); la prima metà del XIV secolo con il possesso di Matteo Sclafani, conte di Adernò. Il centro abitato di Sclafani si amplia, viene costruita la cinta muraria e rimaneggiato il castello, attorno al quale il centro abitato si sviluppa secondo uno schema “ad avvolgimento”. Dal Cinquecento, la contea di Sclafani viene lentamente smembrata, attraverso le vendite di fondi e terreni, e la popolazione rimarrà stabile fino agli inizi del Novecento.

A testimoniare le vicende del territorio troviamo le Chiese cittadine: la Chiesa Madre (originariamente a ridosso dell’area del castello, nata come chiesa palatina al servizio dei signori di Sclafani, caratterizzata dalla torre campanaria massiccia, come una torre fortificata); la Chiesa di San Filippo (di ignota origine, è menzionata per la prima volta in un documento del 1573; ha, come particolarità, il pavimento in mattonelle maiolicate bipartite in bianco e verde con una decorazione definita “ad occhio di bue”); la Chiesa di San Giacomo (attualmente, chiusa al culto e in precarie condizioni, è citata per la prima volta in un documento del 1573); il Monastero di clausura di Santa Chiara (fondato nel 1629, le dodici monache seguivano la regola di clausura di Santa Chiara; fu soppresso nel 1867).

Dopo aver percorso il “Sentiero Geologico Urbano di Sclafani Bagni”, alla scoperta degli aspetti scientifici (geologici, idrogeologici, petrografici e geomorfologici) e storici legati all’edificazione dell’abitato, andiamo ad immergerci nella pozza di acqua calda in aperta campagna caratterizzata dalla temperatura gradevolissima e da un odore sulfureo pungente, secondo gli abitanti del luogo, la sua acqua è miracolosa per la cura delle malattie della pelle e per i dolori derivanti dall’artrosi. Vogliamo verificarlo di persona? Benvenuti a Sclafani Bagni!

  • Via Umberto I, 3, 90020 Sclafani Bagni PA

  • 0921 541097

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