Nacque a Catania nel 1840. Dopo gli studi, nel 1865 si trasferì a Firenze e poi a Milano, tornando spesso a Catania per brevi periodi. Collaborò con riviste letterarie, scrisse e pubblicò romanzi nel solco della tradizione del romanzo popolare, pieni di sentimentalismo e di luoghi comuni. Negli eleganti ambienti milanesi conobbe altri intellettuali e letterati che gli diedero modo di conoscere le nuove opere della letteratura europea. Scrivendo con stile e contenuti molto diversi dalla sua precedente produzione, cominciò per lui una fase nuova e il suo interesse si rivolse alla precisa e fedele descrizione della società siciliana: il mondo vero della vita quotidiana difficile e sofferta entrò nei suoi racconti e romanzi. Dopo aver viaggiato per l’Europa, dal 1893 ritornò a vivere in Sicilia e smise quasi del tutto di scrivere. Le sue opere, tra cui ricordiamo i romanzi “Mastro don Gesualdo” e “I Malavoglia”, le raccolte di novelle “Vita dei campi” e “Novelle rusticane”, furono apprezzate e considerate nel loro vero valore dalla critica solo negli ultimi anni della sua vita. Verga, che morì a Catania nel 1922, fu ospite per qualche tempo ad Aci Castello, probabilmente presso l’amico pittore Antonio Gandolfo, in un’abitazione sita sulla Statale 114, in prossimità dell’ingresso sud del paese.

I Malavoglia (romanzo scritto da Verga nel 1881) é la storia di una famiglia di pescatori di Aci Trezza che, dopo il naufragio della barca, la “Provvidenza”, e la perdita del carico di lupini su cui era fondata la speranza di un buon guadagno, va lentamente distruggendosi, nonostante lo sforzo eroico del pater familias, padron ‘Ntoni, e i vani sacrifici di tutti i familiari. La narrazione assume toni ora epici, ora elegiaci, ma vale soprattutto come storia di un popolo e di una civiltà.

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