L’Anfiteatro di Catania, uno dei maggiori dell’Impero Romano, si trovava ai margini settentrionali dell’antica Catina, a ridosso della collina di Montevergine.
L’Anfiteatro di Catania, uno dei maggiori dell’Impero Romano, si trovava ai margini settentrionali dell’antica Catina, a ridosso della collina di Montevergine. I suoi resti sono visitabili dall’ingresso di piazza Stesicoro. Altre porzioni sono visibili nel vicino vicolo Anfiteatro, dove se ne vede il prospetto fino al terzo ordine di arcate. All’interno di villa Cerami e nel cortile della chiesa di San Biagio vi sono parti del sistema d’archi che collegava l’Anfiteatro alla collina. La maggior parte dell’edificio è ancora sotto la città moderna, nelle zone di via Neve, via Manzoni, via del Colosseo e via Penninello.
La fabbrica, di forma ellittica (125 x 105 metri), fu realizzata con muri radiali, pilastri e volte. Le tecniche edilizie principali furono l’opus coementicium (miscela di calce, pietre e sabbia vulcanica) per i nuclei delle murature e l’opus mixtum (blocchi lavici e filari di mattoni) per i rivestimenti. Gli archi erano realizzati con grandi mattoni rettangolari di colore rosso. I sedili della cavea erano probabilmente in blocchi di calcare. Alcune parti erano foderate con lastre di marmo. L’edificio era abbellito da colonne, statue e bassorilievi. Si può ipotizzare l’esistenza di un tendone mobile in cima (velarium) steso a proteggere gli spettatori dalle intemperie.
La cavea, che poteva contenere 15.000 spettatori seduti nei 32 gradini, era divisa in tre livelli separati da due corridoi e in settori, o cunei, separati da scalette in pietre lavica. Il livello superiore era coronato da uno spalto che aveva forse un portico colonnato, nel quale trovavano posto spettatori in piedi. L’arena (70 x 50 metri) era circondata da un podio rivestito di marmo, alle spalle del quale vi era un corridoio di servizio.
La facciata era rivestita di blocchi lavici e scandita da due ordini sovrapposti di arcate separate da lesene con capitelli lavici di ordine tuscanico. Alle gradinate si accedeva mediante corridoi concentrici coperti con volta a botte. Le arcate del corridoio esterno del piano terra, munite di cancelli, permettevano l’ingresso degli spettatori.
L’edificio era separato dalla collina di Montevergine da un corridoio, ancora esistente, sormontato da archi e volte rampanti che collegavano l’edificio con la collina permettendo di raggiungere la cavea direttamente dalla parte alta della città.
L’Anfiteatro fu costruito in due momenti. Il primo edificio, forse del I secolo d.C., era più piccolo e comprendeva l’ambulacro interno con la cavea soprastante. Esso fu costruito all’interno di un avvallamento nel banco lavico, e un muro di terrazzamento lo separava dalla collina e dalle altre aree esterne poste a quote più alte. Nel II secolo d.C., forse in occasione dell’arrivo a Catania dell’Imperatore Adriano, l’edificio venne notevolmente ampliato con la costruzione dell’ambulacro esterno, di una nuova facciata, del sistema di archi rampanti che lo collegavano alla collina e di una cavea che triplicava il numero di posti.
Caduto in disuso nel V secolo, per concessione di Teodorico venne in parte spogliato dei suoi blocchi. Nel XII secolo si utilizzarono le sue pietre per la costruzione della nuova cattedrale di Catania. Durante la guerra dei Vespri Siciliani gli Angioini si servirono dei suoi ambulacri per penetrare all’interno della città; per tale ragione le arcate esterne furono successivamente murate e gli ambulacri riempiti di macerie.
La demolizione di quanto rimaneva del secondo e terzo livello continuò alla fine del XVI secolo, poiché i ruderi si trovavano a ridosso delle nuove mura della città. Dopo il terremoto del 1693 le sue rovine divennero le fondazioni dei sovrastanti edifici, tra i quali villa Cerami, la chiesa di San Biagio e il palazzo Tezzano. Agli inizi del XVIII secolo l’Anfiteatro era del tutto interrato o celato da palazzi, al punto che il fiammingo Philippe D’Orville dubitava della sua reale esistenza.
I primi studi moderni si devono al medico Lorenzo Bolano (1588). Nel secolo successivo Ottavio D’Arcangelo (1621) e Giovanni Battista De Grossis (1624-1647) immaginavano un edificio simile al Colosseo di Roma attraverso ipotetiche ricostruzioni grafiche.
Il primo scavo archeologico fu condotto intorno al 1748 dal Principe di Biscari, che mise in luce parte dei corridoi rendendoli accessibile da via del Colosseo. Alla fine del ’700 l’Anfiteatro era meta dei viaggiatori del Grand Tour e raffigurato in celebri vedute da Jean Houel e Jean-Claude de Saint-Non. Nel 1812 Sebastiano Ittar ne documentò, con accurati disegni, i particolari architettonici. Ulteriori scavi furono condotti nel 1841 dal Duca di Serradifalco e da Francesco Saverio Cavallari.
Negli anni 1904-1907 Francesco Fichera effettuò grandi scavi nella piazza Stesicoro liberando quella piccola porzione del monumento oggi visitabile. All’ inaugurazione del monumento intervenne il Re Vittorio Emanuele III.
Indirizzo
Piazza Stesicoro, Catania
Orari
Per gli orari di apertura ed ogni altra informazione contattare il Polo Museale al telefono o via email