Bivacco Galvarina

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Altomontana Trail, 95031 Adrano, Sicilia Italia
Adrano > Bivacco Galvarina
Bivacco Galvarina Il bivacco Galvarina, rientra nel territorio montano del comune di Adrano, nel versante sud-occidentale dell’Etna, in zona A del Parco. La quota di ubicazione è di 1878 m s.l.m. Il bivacco è stato costruito intorno agli anni sessanta, da un precedente rudere destinato al ricovero di pastori, infatti l’area intorno conserva ancora in […]
Bivacco Galvarina
Il bivacco Galvarina, rientra nel territorio montano del comune di Adrano, nel versante sud-occidentale dell’Etna, in zona A del Parco. La quota di ubicazione è di 1878 m s.l.m. Il bivacco è stato costruito intorno agli anni sessanta, da un precedente rudere destinato al ricovero di pastori, infatti l’area intorno conserva ancora in modo chiaro le tracce di un vecchio ovile. Il bivacco è gestito e restaurato periodicamente dal DSRT(Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale – Regione Siciliana) già ex Azienda Foreste Demaniali, infatti dietro il bivacco si trova legna da ardere sistemata in cataste, pronta per l’utilizzo nel camino del bivacco stesso.
La geologia della zona è rappresentata da colate laviche e depositi piroclastici a scorie e lapilli, emesse dalle bocche sommitali e/o da apparati avventizi. A livello stratigrafico esse rappresentano lo strato più recente superficiale, sovrapposto alle lave più antiche, che sull’Etna sono rappresentate dai livelli Tholeiitici Basali. L’area della Galvarina rientra nella Formazione della Torre del Filosofo, ed è rappresentata da colate laviche e depositi piroclastici emesse da bocche sommitali e/o apparati avventizi. La maggioranza dei prodotti affioranti è stata eruttata negli ultimi 4000 anni.
Dalla matrice geologica vulcanica discendono suoli di origine vulcanica, rappresentati principalmente da suoli poco sviluppati: Litosuoli e Regosuoli. In questo tipo di suoli la struttura è assente o appena accennata. Sono terreni poveri di azoto e di sostanza organica, ma ricchi di fosforo e potassio, molto porosi e ciò permette un alto assorbimento delle acque che vengono convogliate nelle ricche falde che affiorano alla base del complesso montuoso.
L’area intorno al rifugio si presenta come un’ampia prateria dominata da astragaleti (Astragalus siculus Biv.) e forme erbacee pioniere. Tra i coni piroclastici si segnalano Monte Pecoraro e Monte Vituddi rispettivamente di 2263 e 1878 m s.l.m. Sempre nelle vicinanze dell’area, a sud di Monte Pecoraro si trova la Grotta degli Archi, originatasi dall’eruzione del 1610 chiamata cosi perché, come le grotte tipiche dell’Etna è costituita da un canale di scorrimento lavico, ma questa è costituita da un canale a cielo aperto, chiuso in alcuni punti da tratti di archi di roccia, da cui il nome della grotta. É presente nelle vicinanze del bivacco un hornitos: strutture coniche costruite durante una eruzione, che si formano nei punti di frattura lungo un tunnel di lava. In questi punti l’alta pressione provoca la fuoriuscita di lava che si accumula in superficie saldandosi. Una volta solidificata si formano piccoli conetti di scorie alti pochi metri detti appunto Hornitos che in lingua spagnola significa “fornetti”.
La principale formazione forestale della Galvarina è rappresentata dal bosco di pino laricio (Pinus nigra J.F.Arnold subsp. Laricio Palib. ex Mair),che si caratterizza nella Pineta pioniera. Questa, assume una struttura aperta con alberi isolati, che colonizzano lave più o meno recenti con suoli poco evoluti. Ai limiti superiori della vegetazione arborea la struttura della Pineta, diventa sempre più aperta e la fisionomia del sottobosco si caratterizza per la presenza di tappeti di specie erbacee e di bassi arbusti endemici quali: il ginepro emisferico (Juniperus hemisphaerica), il berbero dell’Etna (Berberis aetnensis), l’astragalo dell’Etna (Astragalus siculus), la saponaria dell’Etna, (Saponaria sicula) ecc. Alle quote più elevate si instaura una vegetazione orofila pulvinare rappresentata da un aspetto più diradato ed impoverito a dominanza di camomilla dell’Etna (Anthemis aetnensis) e Rumex
L’area della Galvarina rientra nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC)”ITA070012 Pineta di Adrano e Biancavilla”. Una ZSC ai sensi della Direttiva Habitat della Commissione Europea è un sito di importanza comunitaria (SIC) in cui sono state applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino degli habitat naturali e delle popolazioni delle specie per cui il sito è stato designato dalla Commissione Europea.
Curiosità forestali: Il ginepro comune (Juniperus communis var. hemisphaerica (J. Presl & C. Presl) Parl.)
Il ginepro comune è un arbusto perenne, molto presente nelle Pinete di pino laricio superiori e pioniere di alta quota. É una specie longeva a crescita molto lenta che, a causa delle condizioni severe presenti in alta quota, assume la caratteristica forma a cuscinetto (da cui il nome emisferico). Il portamento tortuoso del ginepro spesso costituisce luogo ideale di protezione di altre piante che, grazie alla protezione dei suoi rami, riescono nei primi anni di vita a resistere alle condizioni meteo estreme. Quindi in alta quota, intorno ai duemila metri, e facile trovare gruppi di piante aggregate attorno al ginepro con funzione pioniera di colonizzazione di nuove aree, favorendo così la successione vegetazionale. Il ginepro è una specie dioica: ossia porta fiori maschili e fiori femminili su piante diverse. A proposito di fiori bisogna dire che le gimnosperme, ossia tutte le piante conifere incluso il nostro ginepro, non hanno il fiore tipico delle angiosperme, ma portano uno sporofillo, ossia una foglia fertile portatrice di ovuli (macrosporofilli) o sacche polliniche (microsporofilli). Le foglie sono aghiformi, rigide e pungenti in verticilli di tre con la pagina superiore con una linea stomatifera bianca. I frutti (coccole), a forma di bacca di 5-8 mm, verdi il primo anno, assumono il caratteristico colore nero-bluastro solamente a maturazione, nel secondo anno di vita; contengono di solito 3 semi detti impropriamente “bacche”. Dalla distillazione dei frutti si produce il gin, il famoso liquore. Localmente si usa mettere le coccole in infusione nel vino conferendole un gradevole sapore.
La fauna dell’area e ricca e alcuni punti della Pineta, quali le chiarie, sono ideali per l’osservazione dell’ornitofauna silvana. Tra i mammiferi si segnalano la volpe (Vulpes vulpes).
Tra gli uccelli si segnalano: la tottavilla (Lullula arborea) il merlo (Turdus merula), la cornacchia grigia (Corvus glandarius),la cincia mora (Periparus ater), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), il pettirosso (Erithacus rubecula), la balia dal collare (Ficedula albicollis), il luì piccolo (Phylloscopus collybita), il picchio maggiore (Dendrocopos major), la poiana (Buteo buteo).
Tra i rettili sono presenti: la lucertola campestre (Podarcis siculus), il ramarro (Lacerta bilineata), il colubro liscio (Coronella austriaca), la vipera (Vipera Aspis).
Tra gli insetti, degna di nota è la processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa ), così chiamata perché le larve prima dell’impupamento nel terreno scendono dagli alberi, formando una lunga fila, che ricorda quella delle processioni. Negli ultimi anni la processionaria si è maggiormente diffusa tra le pinete dell’Etna. Le larve di questo lepidottero oltre a causare massicce defogliazioni agli aghi di pino, possono costituire un problema serio per gli uomini, in quanto sono muniti di peli sericei urticanti. Alle quote più elevate le condizioni diventano più difficili per la fauna, che incontra diverse difficoltà: trofiche, temperature rigide dell’inverno, lunghi periodi di innevamento e non ultime le frequenti eruzioni che rappresentano una specie di reset per l’organizzazione della vita, rappresentata qui da specie altamente specializzate. Pertanto i vertebrati sono poco rappresentati, a differenza degli invertebrati rappresentati da specie endemiche come ad esempio il Coleottero Lionychus fleischeri focarilei, che vive esclusivamente nelle aree desertiche e sommitali del vulcano, all’interno dei canaloni e delle fenditure profonde della lava. Altro invertebrato abitatore di queste zone è la Coccinella septempunctata che dopo essersi rifocillata in primavera dalle infestazioni di afidi, migra verso quote più elevate (fino a quasi 3000 m s.l.m.), in siti idonei a limitare consumi energetici e dove meglio si ripara durante i periodi di inattività. In autunno ridiscende di quota, spesso svernando entro i nidi della processionaria. Nella primavera successiva le femmine fecondate, volano sulle piante erbacee, deponendo le uova fra le colonie di Afidi di cui si nutrono, per poi risalire a quote maggiori
Tra i funghi tipici di queste aree, a quote più basse all’interno della pineta, si segnala il Lactarius deliciosus, poco conosciuto per i non esperti, ma molto apprezzato per la qualità della sua carne Altro fungo presente in zona e molto apprezzato è la mazza di tamburo (Macrolepiota procera)
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