Poggio La Caccia

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Altomontana Trail, 95034 Bronte, Sicilia Italia

Bronte > Poggio La Caccia

Il Bivacco di Poggio La Caccia, rientra nel territorio montano del comune di Bronte, nel versante Ovest dell’Etna, nella zona A del Parco, ad una quota di circa 1916 m s.l.m. Il bivacco sempre aperto e fruibile è gestito dal DSRT (Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale)già ex Azienda Foreste Demaniali, che oltre alla manutenzione […]

Il Bivacco di Poggio La Caccia, rientra nel territorio montano del comune di Bronte, nel versante Ovest dell’Etna, nella zona A del Parco, ad una quota di circa 1916 m s.l.m. Il bivacco sempre aperto e fruibile è gestito dal DSRT (Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale)già ex Azienda Foreste Demaniali, che oltre alla manutenzione ordinaria provvede al rifornimento di legna da ardere, utilizzabile nel camino dello steso. Le colate più importanti che interessano la zona sono quelle del 1732 e 1792, rispettivamente a Sud e a Nord di Monte Palestra, cono piroclastico nei dintorni al bivacco. Altri coni piroclastici dell’area sono: Monte Fornello e Monti Capre rispettivamente di 1938 e 1880 m s.l.m. Da Monti Capre nelle giornate di buona visibilità è possibile scorgere in lontananza verso Nord-Est l’Isola di Lipari. Da qui si ammira un panorama a 360°, dove si può apprezzare la magnificenza non solo del vulcano ma di tutto il versante Sud-Ovest con tutti i cunetti piroclastici presenti: Monte Rosso, Monti de Fiore, Monte Nuovo, Monte Mezza Luna, Monte Egitto e tanti altri ancora.

La geologia della zona è caratterizzata da colate laviche e depositi piroclastici a scorie e lapilli, emesse dalle bocche sommitali e/o da apparati avventizi. A livello stratigrafico esse rappresentano lo strato più recente superficiale, sovrapposto alle lave più antiche, che sull’Etna sono rappresentate dai livelli Tholeiitici Basali. Le lave dell’area di Poggio La Caccia rientrano nella cosiddetta Formazione della Torre del Filosofo, che è rappresentata da colate laviche e depositi piroclastici emesse da bocche sommitali e/o apparati avventizi. La maggioranza dei prodotti affioranti è stata eruttata negli ultimi 4000 anni.
Dalla matrice geologica discendono suoli di origine vulcanica, rappresentati principalmente da suoli poco sviluppati: Litosuoli e Regosuoli. In questo tipo di suoli la struttura è assente o appena accennata. Sono terreni poveri di azoto e di sostanza organica, ma ricchi di fosforo e potassio, molto porosi e ciò permette un alto assorbimento delle acque che vengono convogliate nelle ricche falde che affiorano alla base del complesso montuoso.

L’area di Poggio la Caccia è compresa fra le Zona Speciale di Conservazione (ZSC)”ITA070012 Pineta di Adrano e Biancavilla” e la (ZSC) “ITA070009 Fascia altomontana dell’Etna”. Una ZSC ai sensi della Direttiva Habitat della Commissione Europea è un sito di importanza comunitaria (SIC) in cui sono state applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino degli habitat naturali e delle popolazioni delle specie per cui il sito è stato designato dalla Commissione Europea.
La principale formazione forestale dell’area di Poggio La Caccia è rappresentata dal bosco di pino laricio (Pinus nigra J.F.Arnold subsp. Laricio Palib. ex Mair),che si caratterizza nella Pineta pioniera. Questa, assume una struttura aperta con alberi isolati, che colonizzano lave più o meno recenti con suoli poco evoluti. Ai limiti superiori della vegetazione arborea la struttura della Pineta, diventa sempre più aperta e la fisionomia del sottobosco si caratterizza per la presenza di tappeti di specie erbacee e di bassi arbusti endemici quali: il ginepro emisferico (Juniperus hemisphaerica), il berbero dell’Etna (Berberis aetnensis), l’astragalo dell’Etna (Astragalus siculus), la saponaria dell’Etna, (Saponaria sicula) ecc. Alle quote più elevate si instaura una vegetazione orofila pulvinare, rappresentata da un aspetto più diradato ed impoverito a dominanza di camomilla dell’Etna (Anthemis aetnensis) e romice dell’Etna (Rumex aetnensis)

 

Curiosità forestali: il pioppo tremulo (Populus tremula L.)
Provenendo dal bivacco della Galvarina e prima di arrivare al bivacco di Poggio la Caccia si nota un gruppo di pioppo tremulo (Populus tremula L.). É una specie poco longeva, ma conosce tutte le strategie per farsi notare. Tra i Pioppi italiani è quello che ama di più le alte quote della montagna e compensa la sua poca longevità attraverso una fruttificazione precoce (10-15 anni). A proposito di fruttificazione bisogna dire che il pioppo tremulo ha fiori maschili e fiori femminili portate su piante diverse, quindi è una specie dioica. La particolarità della fioritura consiste nel sviluppare le infiorescenze, dette amenti, prima dell’emissione delle foglie, particolarità che certo non lo fa passare inosservato. Ha due tipi diversi di foglie, a seconda che crescano nei rami fioriferi (rami brachiblastali) o nei rami di allungamento (rami turionali). Alla particolarità delle foglie, specie quelle brachiblastali si deve il suo nome, infatti esse sono costituite da un lungo picciolo, compresso ai lati, per cui sono assai mobili ed emettono al minimo vento un tremolio che produce un piacevole suono rilassante. Prima si è detto che è specie poco longeva, ma in realtà non è propriamente così, infatti questa specie ha una grossa capacità di riprodursi per polloni radicali e a questo proposito il suo cugino americano (Populus tremuloides Michx.), noto col nome di Pando ( foresta nazionale di Fishhlake, Utah, Stati Uniti, ), ha tutti i polloni, che costituiscono una bella foresta e che fanno parte dello stesso organismo vivente, costituito da una massiccio sistema di radici che lo rende l’organismo vivente più pesante e longevo al mondo, con un’età stimata di circa 80.000 anni

 

La fauna dell’area è ricca e in alcuni punti, alle quote più basse della Pineta, si segnalano tra i mammiferi la volpe (Vulpes vulpes), che nei pressi del bivacco si lascia avvicinare.

 

Tra gli uccelli si segnalano: , il merlo (Turdus merula), la cincia mora (Periparus ater), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), il pettirosso (Erithacus rubecula), la balia dal collare (Ficedula albicollis), il luì piccolo (Phylloscopus collybita), il picchio maggiore (Dendrocopos major), l’allocco (Strix aluco), il gufo comune (Asio otus), la poiana (Buteo buteo).

 

Tra i rettili sono presenti: la lucertola campestre (Podarcis siculus), il ramarro (Lacerta bilineata), il colubro liscio (Coronella austriaca), la vipera (Vipera Aspis).

 

Tra gli insetti, degna di nota è la processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa ), così chiamata perché le larve prima dell’impupamento nel terreno scendono dagli alberi, formando una lunga fila, che ricorda quella delle processioni. Negli ultimi anni la processionaria si è maggiormente diffusa tra le pinete dell’Etna. Le larve di questo lepidottero oltre a causare massicce defogliazioni agli aghi di pino, possono costituire un problema serio per gli uomini, in quanto sono muniti di peli sericei urticanti. Alle quote più elevate le condizioni diventano più difficili per la fauna che incontra diverse difficoltà: trofiche, temperature rigide dell’inverno, lunghi periodi di innevamento e non ultime le frequenti eruzioni che rappresentano una specie di reset per l’organizzazione della vita, rappresentata qui da specie altamente specializzate. Pertanto i vertebrati sono poco rappresentati, a differenza degli invertebrati rappresentati da specie endemiche come ad esempio il Coleottero Lionychus fleischeri focarilei, che vive esclusivamente nelle aree desertiche e sommitali del vulcano, all’interno dei canaloni e delle fenditure profonde della lava. Altro invertebrato abitatore di queste zone è la Coccinella septempunctata che dopo essersi rifocillata in primavera dalle infestazioni di afidi, migra verso quote più elevate (fino a quasi 3000 m s.l.m.), in siti idonei a limitare consumi energetici e dove meglio si ripara durante i periodi di inattività. In autunno ridiscende di quota, spesso svernando entro i nidi della processionaria. Nella primavera successiva le femmine fecondate, volano sulle piante erbacee, deponendo le uova fra le colonie di Afidi di cui si nutrono, per poi risalire a quote maggiori

 

Tra i funghi tipici all’nterno della Pineta si segnala il Lactarius deliciosus, poco conosciuto per i non esperti, ma molto apprezzato per la qualità della sua carne.

 

 

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