Prato Fiorito

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95031 Adrano, Sicilia Italia
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Prato Fiorito L’area di Prato Fiorito, rientra nel territorio montano del Comune di Adrano, versante sud-ovest dell’Etna, in zona B del Parco. Prato Fiorito è un’area particolare: dal punto di vista geomorfologico è una grande dagala (Il toponimo, dàhala o dâla in siciliano sembra essere di origine araba e pare significhi “lembo di terra fertile […]
Prato Fiorito
L’area di Prato Fiorito, rientra nel territorio montano del Comune di Adrano, versante sud-ovest dell’Etna, in zona B del Parco.
Prato Fiorito è un’area particolare: dal punto di vista geomorfologico è una grande dagala (Il toponimo, dàhala o dâla in siciliano sembra essere di origine araba e pare significhi “lembo di terra fertile tra due colate laviche”. da Wikipedia) incoronata da due coni avventizi Monte Peloso e Monte Sellato, rispettivamente di 1269 e 1299 m s.l.m.; dal punto di vista forestale, la lecceta in quest’area ha la sua massima estensione in tutto il territorio etneo; dal punto di vista amministrativo la dagala di Prato Fiorito non rientra tra il demanio forestale. Qui insiste un’azienda agricola privata e la sua storia merita essere sinteticamente raccontata. L’area attorno a Prato Fiorito, nota anche come Bosco di Centorbi (antico nome di Centuripe), nel periodo (metà ottocento) controverso dell’abolizione della feudalità e lo scioglimento dei diritti promiscui è stata assegnata alla municipalità di Centuripe. In questo periodo l’autorità suprema ha obbligato il Comune Centuripe a realizzare, per questioni di sviluppo economico, la strada di collegamento tra il comune e la stazione ferroviaria del Comune di Catenanuova, ma poiché il Comune di Centuripe non aveva le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione, chiese ed ottenne di poter alienare il bosco di Prato Fiorito per rimpinguare le casse comunali e far fronte alla realizzazione della strada. La transizione è stata concessa e Prato Fiorito (allora nota come Paolo Fiorito) passò in mani private. Altra curiosità: nel periodo della prima guerra mondiale è la costruzione della masseria di Prato Fiorito, è stata realizzata da soldati prigionieri austriaci, poiché i nostri uomini erano impegnati al fronte.
A sud dell’azienda di Prato Fiorito, a confine con la perimetrazione esterna, c’è una vasca di raccolta dell’acqua piovana molto particolare, sia nella forma che nel sistema di captazione, (chiedere conferma ad Elio) recentemente restaurata dal DSRT (Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale)già ex Azienda Foreste Demaniali, molto probabilmente è realizzata grazie a questi prigionieri.
Altro cono secondario importante della zona è quello di Monte Minardo (1305 m s.l.m.), un cono dalla perfetta forma troncoconica, ed uno dei più grandi nel territorio del parco.
La dagala di Prato Fiorito è circondata da nord da colate antiche non datate e a sud-est dalla Lava del Gallo Bianco del 1595 .
L’area di Prato Fiorito rientra parzialmente nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ”ITA070023 Monte Minardo”. Una ZSC ai sensi della Direttiva Habitat della Commissione Europea è un sito di importanza comunitaria (SIC) in cui sono state applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino degli habitat naturali e delle popolazioni delle specie per cui il sito è stato designato dalla Commissione Europea.
La geologia della zona è rappresentata da colate laviche e depositi piroclastici a scorie e lapilli, emesse dalle bocche sommitali e/o da apparati avventizi. A livello stratigrafico esse rappresentano lo strato più recente superficiale, sovrapposto alle lave più antiche, che sull’Etna sono rappresentate dai livelli Tholeiitici Basali.
L’area di Prato Fiorito rientra nella Formazione della Torre del Filosofo, ed è rappresentata da colate laviche e depositi piroclastici emesse da bocche sommitali e/o apparati avventizi. La maggioranza dei prodotti affioranti è stata eruttata in un periodo compreso fra 15000 e 4000 anni fa.
Dalla matrice geologica vulcanica discendono suoli di origine vulcanica, con profili strutturati in forme più o meno evolute, rappresentati da: Litosuoli, Regosuoli e Andosuoli vulcanici.
La principale formazione forestale dell’area di Prato Fiorito è costituita da boschi di leccio, rappresentati da cedui invecchiati, ormai prossimi all’avviamento a fustaia. La lecceta, nota come Bosco Centorbi qui è ben caratterizzata e, su questo versante, ha la sua massima estensione.
Curiosità forestali: Il bosco ceduo di leccio (Quercus ilex L.).
Il bosco ceduo, è una forma di governo del bosco che ha come caratteristica quella di far perpetuare il bosco attraverso una rinnovazione agamica e non per seme. Molte specie, latifoglie in particolare, hanno la capacità di emettere polloni dalla ceppaia appena tagliata. Questa forma di governo è antica; Il termine stesso ceduo deriva dal latino caeduus, der. di caedere “tagliare”. Il governo ceduo interessa quei boschi che vengono tagliati periodicamente in tempi relativamente brevi, allo scopo di soddisfare esigenze primarie quali legna da ardere, ma a seconda della specie da questa forma di governo si possono ritrarre assortimenti quali paleria varia. Questa forma di governo del bosco rimane tuttora la più diffusa nel nostro paese, anche se con l’avvento del petrolio e diminuita la richiesta di legna da ardere e di conseguenza alcune pratiche legate ad essa, quali le carbonaie un tempo molto diffuse, dalle quali dai boschi di leccio si preparava un prodotto di pregio il cosiddetto “carbone cannello”, ottenuto da una lenta carbonizzazione che lasciava i rami quasi intatti, ma perfettamente carbonizzati. Ormai queste carbonaie sono sempre più rare. Il bosco dell’area di Prato Fiorito è stato utilizzato fin dall’antichità. Durante il medioevo e fino al 1700 gli abitanti dell’allora contea di Adernò conservarono l’antichissimo uso civico di legna e pascolo nei boschi, solo per lo stretto necessario del proprio nucleo familiare. Nell’uso civico era compreso il diritto di ottenere gratuitamente un fascio di legna, una certa quantità di neve, una certa quantità di ghiande, e tutto questo calcolato in base a quanto se ne poteva portare sulle proprie spalle. Durante i mesi di novembre e dicembre i boschi rimanevano chiusi al pascolo dei maiali, affinché il conte vendesse le ghiande a proprio vantaggio. Oggi la lecceta rientra nel Parco dell’Etna e l’orientamento per questi boschi è di convertirli verso la fustaia (forma di governo che prevede la perpetuazione del bosco attraverso la riproduzione gamica, ossia da seme, e con una destinazione non produttiva ma multifunzionale), abbandonando definitivamente il governo a ceduo.
La fauna dell’area è ricca e alcune zone aperte sono ideali per l’osservazione della fauna silvana. Tra i mammiferi si segnalano Il gatto selvatico (Felis silvestris), la lepre italica (Lepus corsicanus), il ghiro (Myoxus glis).
Tra gli uccelli si segnalano: il crociere (Loxia curvirostra), il merlo (Turdus merula), la cincia mora (Periparus ater), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), il pettirosso (Erithacus rubecula), la balia dal collare (Ficedula albicollis), il luì piccolo (Phylloscopus collybita), il picchio maggiore (Dendrocopos major), l’allocco (Strix aluco), il gufo comune (Asio otus), la poiana (Buteo buteo). Nelle calde sere d’estate a Piano Fiera è facile ascoltare il verso, un pò inquietante del succiacapre (Caprimulgus europaeus).
Tra gli uccelli si segnalano: la poiana (Buteo buteo), l’allocco (Strix aluco), il codibugnolo di Sicilia (Aegithalos caudatus siculus), nei campi lavici la coturnice di Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), l’upupa (Upupa epops), cincia mora (Periparus ater), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), il pettirosso (Erithacus rubecula).
Tra gli insetti, degna di nota è l’Aurora dell’Etna (Anthocharis damone) graziosa farfalla endemica dell’Etna e della Calabria. Il ciclo di vita di questo lepidottero è strettamente connesso alla specie erbacea biennale, il Guado (Isatis tinctoria L.), infatti il periodo di volo degli adulti dev’essere sincronizzato con la fioritura della pianta. Nella pianta avviene la deposizione delle uova, dalla cui schiusura nasceranno i bruchi che si nutriranno delle foglie.
Tra i funghi tipici di queste aree, che possono considerarsi le zone elettive dei boleti e leccini, si segnalano: (Boletus edulis)(Boletus impolitus), (Boletus aestivalis), (Boletus fragrans), (Leccinum corsicum), (Leccinellum lepidum), (Leccinum aurantiacum) nei boschetti di pioppo tremulo.
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